L’alchimia del segno, Enzo dall’Ara

L’alchimia del segno

Alchemy of the sign

La ragione è la caratteristica esclusiva dell’uomo,
ma è anche la sua ineludibile condanna. L’arte non è un teorema della vita dimostrabile dal dettato di un’ipotesi che giunga ad avvalorare una tesi, ma è un progressivo disvelamento dell’inconscio che transita attraverso emozione e ragione. Non è sufficiente un approccio razionale della percezione istintiva o meditata per addivenire al valore trascendente dell’opera d’arte; è altresì necessaria una componente sacrale ed irrazionale che induca al mistero della creazione. Questa, infatti, contiene un aspetto sempre ossimorico, duale ed ambivalente, ma soprattutto metaforico e simbolico, capace di far emergere continue domande alle apparenti risposte enunciate dall’opera. In quest’ottica, suggestioni allegoriche e metafisiche informano, sovente, le creazioni di numerosi artisti della nostra contemporaneità, avvertite, tuttavia, con una sensibilità percettiva in grado di risuonare vaghi echi del passato sulle tele o sulle tavole del presente. Su tale linea si svolge l’azione artistica di Enrico Versari, autore di un’arte a profondità filosofica che sul segno e sul disegno basa la fondante speculazione di un’operazione che nasce dalle vibrazioni del pensiero per approdare all’anima del significante e del significato. Su basi elaborate a collage con inclusioni di pagine di giornale e di fogli di carte geografiche, Versari interviene con pastello ed inchiostro per indurre lo sguardo in un universo “alchemico” che sul simbolo incentra la valenza del messaggio iconico. Anche se ultimamente egli introduce indicative ed esemplari risoluzioni a tempera, l’idea nodale conserva quale assoluto fondamento la complessità di un segno che diviene disegno compiuto, perfetto nei transiti luministici e monotonali, armonico per composizione oggettiva e per struttura d’insieme. Ne scaturisce un’euritmia globale di forma e contenuto che varca meri orizzonti “purovisibilisti” per incedere sulle vie della verità interiore, ossia di un’etica che si tramuta in un’estetica del “bello”, simbolo veridico del bene morale per Kant.
Le combinazioni di molteplici elementi oggettuali, scelti per intrinseco messaggio, oltrepassano il consueto dialogo percettivo della “natura morta o silente” e ascendono all’apice di suggerimenti sospensivi ed ermeneutici che rammentano le più recenti teorie filosofiche mitteleuropee. È l’esistente immoto, senza tempo e senza spazio, che affiora dalle opere; è una malinconia dell’anima che scaturisce ineluttabile con ammonimenti sulla gravità delle problematiche esistenziali e multiculturali attuali. L’artista, allora, costruisce un nuovo ipotetico equilibrio geografico, dove i confini politici perdono di valore e le odierne realtà statali vengono proiettate verso la condizione universale di un pianeta senza frontiere. Alcune opere recenti si presentano, pertanto, con l’eloquenza di un dono vitale, simboleggiato dall’elemento acqua, già principio fondante della primigenia teoria di Talete. La figura femminile, portatrice eletta d’esistenza, porge la preziosa offerta all’umanità e diviene emblema di positive aspirazioni di pace.
L’analisi lessicale dell’arte di Versari rivela uno stile assai personale, riconoscibile per purezza del divenire tonale e disegnativo e per encomiabile nobiltà figurativa e geometrica. Se le creazioni possono evocare echi della profonda raffinatezza semantica ed iconografica di artisti quali Casorati, Morandi o Savinio, esse mantengono, tuttavia, un’originalità e un’autenticità di trasparenze e di riflessi luministici, di andamenti segnici e strutturali che pongono l’artista alle soglie di un futuro indubbiamente fecondo di significanze. L’autore, infatti, già pienamente consapevole dei segreti tecnici disegnativi e pittorici, arricchisce lo spessore del suo talento creativo con ricerche e sperimentazioni costanti, nonché con l’apporto di una cultura umanistica assolutamente indispensabile per un’arte che si svolge su una pura e prevalente speculazione del pensiero. Ma si tratta anche di un’espressione artistica intrisa di quella vivida passione che, per Hegel, è base sostanziale di grandezza creativa.
Se il tracciato segnico e disegnativo resta la sigla fondante e preziosa dell’arte di Versari, su di esso, a rimembranza rinascimentale, l’autore porge il pathos della poesia intimista, sollecitata da realtà pittoriche che accendono spazi di fantasia e di sogno. Nell’esaminare le opere di Enrico Versari sovviene, quindi, un’acuta considerazione di Schopenhauer, in cui il sommo filosofo ammonisce di avvicinarsi all’opera d’arte con lo stesso comportamento tenuto davanti ad un principe e, cioè, con l’accortezza di non prendere mai la parola per primi, per non rischiare di sentire soltanto la propria voce. Invero, nell’osservare un’opera, bisogna sempre ascoltare la sua “voce” profonda e, in silenzio, muovere l’emozione a commovente vibrazione interiore.

Enzo Dall’Ara

“Enrico Versari, La forma dell’invisibile”, Tipografia Faentina Editrice, 2011.

Alchemy of the sign

Reason is the characteristic exclusive to man,
but it is also his inescapable punishment.

Art is not a theorem of life demonstrable by the provisions of a hypothesis which manages to corroborate a proposition, rather it is a progressive unveiling of the unconscious which passes across emotion and reason. A rational approach of instinctive or considered perception is not enough to reach the transcendent value of the work of art; a sacred and irrational component which leads to the mystery of the creation is also necessary. It actually contains an aspect which is ever oxymoronic, dual and conflicting, but above all metaphoric and symbolic, capable of encouraging continuous questions to the apparent answers enunciated by the work. In this perspective, allegorical and metaphysical impressions frequently permeate the creations of numerous artists from our contemporaneity, nonetheless equipped with a perceptive awareness able to resound vague echoes from the past on the canvas or painting of the present.
The artistic creations of Enrico Versari develop in this way, creator of a philosophically profound art which has the fundamental ideas of its line and drawing based on an operation born out of the stirring of thought to lead the soul of the signifier and of the signified. On bases developed in collage including newspaper pages and sheets of maps, Versari intervenes with pastel and ink to lead the eye into a universe of “alchemy” which focuses the worth of the iconic message on the symbol. Even if he has recently created approximate and exemplar works in tempera, the crucial idea maintains as absolute basis the complexity of a line which becomes a completed drawing, perfect in luministic and mono-tonal transit, harmonic in its objective composition and the overall structure. A global eurythmy of form and content flows out and exceeds mere “purovisibilist” horizons to proceed solemnly down the road of inner truth, or rather of ethics which is turned into an aesthetics of “beauty”, true symbol of moral good for Kant.
The combination of elements of objects, chosen for their intrinsic message, go beyond the usual perceptive dialogue of “still or silent life” and rise to the peak of suspensive and hermeneutic suggestions which recall the most recent Central European philosophical theories. It is the motionless living, without time and without space, which emerges from the work; it is melancholy of the soul which pours out inevitably with warnings about the seriousness of current multicultural and existential problems. And so the artist constructs a new hypothetical geographical equilibrium, where political borders lose their value and the current national situation is projected towards the universal condition of a world without frontiers. Some recent works appear however with the eloquence of a gift of life, symbolized by the element of water, basic principle of Thales’ primigenial theory. The female figure, chosen bearer of existence, presents the precious offering to humanity and becomes an emblem of positive expectations of peace.
Lexical analysis of Versari’s art reveals a deeply personal style, identifiable through its purity of tonality and design and its commendable figurative and geometric nobility. Although the creations evoke the echoes of profound semantic and iconographic sophistication of artists such as Casorati, Morandi and Savinio, they also maintain originality and transparency of luministic reflections, and a creative and structural process which undoubtedly set the artist on the threshold of a fruitful and meaningful future. Already fully aware of technical painting and design secrets, the artist enriches the breadth of his creative talent through constant research and experimentation, as well as with contributions from a humanistic culture which is absolutely fundamental for an art which takes place on a pure and prevalent speculation of thought. It is also artistic expression steeped in that vivid passion which, for Hegel, is the essential base for creative greatness.
If the journey through the line and design is the founding and precious signature of Versari’s art, the author presents the pathos of introspective poetry on it, in a Renaissance remembrance, stimulated by pictorial truths which kindle spaces of fantasy and dream. When examining the works of Enrico Versari an acute consideration of Schopenhauer comes to mind, where the philosophical sum cautions on approaching the work of art with the same behaviour as when standing before a prince, and with the wariness of never speaking first, so as not to risk hearing only one’s own voice. Indeed, when observing a work of art, one must always listen to one’s “voice” from within and, in silence, stir the emotion to moving inner vibrations.

Enzo Dall’Ara

“Enrico Versari, La forma dell’invisibile”, Tipografia Faentina Editrice, 2011.

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